mercoledì 18 aprile 2007

Sito interessante per il mktg a 360°

Vi lascio il link di seguito....sito molto interessante:

http://www.advertiser.it

Un saluto
Luigia

giovedì 5 aprile 2007

I salari più bassi d'europa:quelli italiani.

L’Unione europea manda un segnale: l’Italia deve mantenere il costo del lavoro al di sotto della media dell’Ue. Detto e fatto. L’Eurispes avverte che le buste paga nazionali sono le peggiori del Continente…

Il paradosso dei salari
Sembra una volata a due. Da una parte la Commissione europea dice al nostro paese che deve mantenere il costo del lavoro al di sotto della media Ue. Il verbo è “mantenere”, per il semplice fatto che in Italia i salari sono già tra gli ultimi del Vecchio Continente.
Ci pensa l’istituto di ricerca Eurirpes, a ruota del rapporto trimestrale sull’andamento dell’economia zona euro, a sottolineare la situazione. Già, perché l’istituto dice a chiare lettere che dal 2000 al 2005, i salari italiani sono cresciuti del 13,7%. La media europea è del 18%.
Insomma, se l’invito è a darci da fare per tenere sotto controllo l’inflazione tra i paesi che hanno aderito alla moneta unica, allora va detto che il nostro compito a casa è già stato svolto in buon ordine. Sempre di tasca nostra.

Anzi, in termini di potere d'acquisto siamo addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori, in Europa, solo a quelli del Portogallo, tanto che la ricerca Eurispes è stata intitolata: "Povero lavoratore: l'inflazione ha prosciugato i salari".
Il paradosso dei salari

Non solo. Negli ultimi tre anni, sottolinea l'Eurispes, "la nostra posizione è peggiorata: nel 2004 ed ancora nel 2005 le nostre retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia". Quindi - si legge nel rapporto - se a fine mese un dipendente italiano mette in tasca mediamente 16.242 euro, un tedesco arriva a 21.235, un inglese a 28 mila. Il risultato è la "posizione infima del lavoratore italiano" quanto agli stipendi netti e "penultimo nel 2006 fra tutti i paesi europei".

L'effetto congiunto dell'erosione del potere d'acquisto causata dall'inflazione, dell'elevato peso del cuneo fiscale e della contenuta dinamica salariale insieme concorrono a spiegare buste paga fra le più leggere d'Europa.
Senza contare il peso delle tasse. Perché allora, dice Eurispes, il cosiddetto cuneo fiscale "appare, se confrontato con quello degli altri Paesi europei, particolarmente gravoso nel nostro Paese", e "tanto più punitivo in quanto la base di partenza (ossia il salario lordo) è molto al di sotto della media europea e poco più della metà di quello dei tedeschi, degli inglesi e dei danesi".
Punitivo ancora di più se il lavoratore è un single, mentre le cose migliorano quando la busta paga fa riferimento ha una persona con tre figli.

Ma non è niente di nuovo. Anzi, ci sono anche delle aggravanti che rivelano che la dinamica è punitiva non per tutti. Una ricerca del colosso delle risorse umane, Adecco, avvertiva qualche mese fa che negli ultimi cinque anni gli stipendi dei manager sono cresciuti molto più velocemente dei prezzi. Aumentando il divario con i salari di operai e impiegati.
Se poi si guarda ai top manager la situazione diventa disastrosa. Alessandro Casiccia, docente di sociologia all’Università di Torino, dice: “Il punto è che c’è anche in Italia un problema di distribuzione. I più alti vertici di una multinazionale in media incassano oggi 500 volte di più di un salario medio. Solo 20 anni fa il rapporto si fermava a 45 a 1”.

Secondo un rapporto del 2003 del Worldwatch Institute (esteso anche a realtà più piccole) nel nostro paese gli amministratori delegati italiani sono al 4° tra i più pagati al mondo, in media 30 volte in più di quello che riceve in media un operaio dell’industria. Secondo l’analisi in media un manager italiano porta a casa 600mila dollari contro i 19mila del salariato.
by Mia Economia®

martedì 27 marzo 2007

Link per mappa Eurisko

http://www.eurisko.it/materiali/grande1.htm

Nasce Microtarget. Cambia il Geomarketing.

C'è una grossa novità per chi fa comunicazione "one-to-one" e per chi utilizza il geomarketing.

E' una nuova segmentazione geodemografica che rivoluziona il modo di analizzare il territorio e di profilare i propri clienti, sia attuali sia potenziali. Le segmentazioni geodemografiche si basano sull'assunto che le persone tendono a risiedere vicino a persone simili costituendo in tal modo zone relativamente omogenee, anche per quanto riguarda i profili comportamentali e dei consumi. Microtarget, la nuova segmentazione geodemografica rilasciata in questi giorni da Consodata, è la naturale evoluzione di Cluster e Kaleidos, i due sistemi che si sono avvicendati negli ultimi venti anni.

Rispetto alle precedenti esperienze e ad altri sistemi in uso, Microtarget si caratterizza per una nuova impostazione che permette la stima diretta delle propensioni di acquisto nel territorio, per specifiche categorie di prodotti e servizi.

Questo è possibile per la capacità, unica in Italia, di combinare attraverso raffinati modelli statistici le banche dati Omnitarget (40 milioni di anagrafiche georeferenziate e profilate) e Lifestyle (i comportamenti di acquisto di 2,4 milioni di famiglie), con i dati delle 380.000 sezioni del Censimento ISTAT 2001 (erano 320.000 nel 1991).

Queste le principali novità di Microtarget:

un nuovo approccio metodologico
reso possibile dalla disponibilità di un patrimonio informativo decisamente più ricco e articolato, che ha permesso di raggiungere risultati statisticamente più efficienti nella segmentazione delle singole sezioni di censimento;

la stima delle propensioni
rispetto alle versioni precedenti in cui il singolo cluster era qualificato in base allo stile di vita prevalente, l'attuale sistema di segmentazione rende disponibile, per le principali variabili a contenuto comportamentale, i livelli di propensione all'acquisto e/o all'uso di un determinato prodotto o servizio;

una metodologia di aggiornamento
resa disponibile da una più stretta integrazione tra i dati di natura censuaria e quelli comportamentali;

Il risultato finale è l'individuazione di un profilo comportamentale specifico per ciascuna sezione di censimento e la suddivisione delle 380.000 sezioni in 18 gruppi (cluster):

-Top&Vip
-Single affermati
-Capelli d'argento
-Benessere con figli
-Classe media
-Vecchiaia serena
-Giovani famiglie con figli
-Giovani speranze
-Piena occupazione
-Risparmio classico
-Artigiani e operai
-In cerca di occupazione
-Pensione e agricoltura
-Arte di arrangiarsi
-Disoccupazione intellettuale
-Famiglie numerose
-Disagio rurale
-Povertà giovanile

La rappresentazione a "matrice" consente di inquadrare sotto varie angolature (Livello di reddito - Età - Livello culturale - Dimensione comunale) l'insieme dei gruppi individuati
clicca qui.

A che cosa serve?
Microtarget trova un'efficace applicazione nel geomarketing e nel one-to-one marketing

nel geomarketing, con particolare riferimento:
- allo studio del microterritorio per determinare le caratteristiche sociodemografiche e i profili comportamentali tipici dei residenti ("Profilo di Zona");
- alla stima di qualificati potenziali territoriali, che possono essere desunti dalle propensioni all'utilizzo/acquisto di determinati prodotti e servizi, attraverso un opportuno sistema di ponderazione;
- alla selezione di territori "in target" per l'alimentazione di modelli di distribuzione door to door mirati;

nel one-to-one marketing, dove la nuova segmentazione assume particolare importanza nei casi di:
- arricchimento della base dati dei clienti, per identificare le differenti tipologie presenti nei propri archivi, qualora risultasse impossibile o troppo oneroso un arricchimento individuale ("Profilo Cliente");
- nel processo interno di selezione di liste in target, come elemento di arricchimento dei modelli di Target Analysis.

In termini di copertura, Microtarget è applicabile all'80% della popolazione italiana.

Tratto da http://www.comunicazioneitaliana.it/

giovedì 22 marzo 2007

Ricerche sull'e-mail marketing

Targetizzazione e contenuti interessanti delle email newsletter sono piu' importanti della creativita' per aumentare le vendite, dice Jupiter research

Recenti ricerche di Jupiter Research indicano che la maggior parte delle aziende che fa email marketing non lo sta usando per inviare messaggi che siano interessanti per i destinatari; ciò invece che le aziende dovrebbero fare è focalizzarsi maggiormente sui contenuti, e non accade a sufficienza.

Principali risultati
25% inviano email senza differenziazione o targettizazione.

65 % usano una personalizzazione limitata, come il nome del cliente, e una segmentazione semplice, come una targetizzazione demografica.

11% fa campagne targetizzate che usano la storia di acquisto del cliente, i click sul sito o altri dati utili a targettizzare

Email non targetizzate, senza personalizzazione o segmentazione, hanno un
- tasso di apertura del 20%,
- click-through del 9,5%,
- tasso di conversone dell'1,1%.

Campagne in seguito a un'azione del cliente, hanno un
- Tasso di apertura del 27%,
- click-through del 9,3%,
- tasso di conversone del 2,3%.

Le campagne effettuate a seguito di un azione dei clienti hanno un ricavo del 171% superiore a quelle normali.

Principali fattori per i consumatori per un acquisto recente:
- il prezzo di vendita e spese di spedizione gratis o scontate, che hanno portato ad un acquisto immediato per il 67% dei casi e un acquisto successivo per il 70%.
- Contenuti interessanti, mostrando al cliente dei prodotti che aveva precedentemente considerato, che porta a un acquisto immediato per il 60% e a uno successivo per il 50%.

Perchè i consumatori cliccano su un link
- 54% perchè il prodotto o il servizio li interessa,
- 40% perchè il testo li ha interessati,
- 35 % sono influenzati dall'oggetto,
- 12% dice che una grande immagine ha influenzato la loro decisione di cliccare,
- 9% sono influenzati da parecchie piccole immagini.

"La targetizzazione e l'assortimento di prodotti sono più importanti delle immagini, e contenuti interessanti e il copy di marketing aumentano i risultati", dice David Daniels, Vice Presidente di Jupiter Research e direttore della ricerca.

I reparti marketing non dovrebbero accontentarsi di un tasso di conversione dell'1,1%, dice Daniels.
Aumentando la targetizzazione e con contenuti più interessanti e utili si può facilmente incrementare il tasso di conversione al 3%, con punte del 5%.

Commento Eugenio La Mesa dal suo blog (http://eugeniolamesa.typepad.com/italiano/2006/11/targetizzazione.html)
Nell'email marketing il contenuto è re! Inviare messaggi interessanti e utili e la singola cosa più importante da fare, perchè se le tue email newsletter non sono interessanti, i tuoi clienti non gli presteranno attenzione in futuro.
Come puoi vedere da questa ricerca, le newsletter targetizzate hanno tassi di conversione più alti.

Per aumentare i contenuti interessanti e utili, la targetizzazione è la strada da seguire; molti dei nostri clienti la hanno aumentata rispetto a un anno fa.
Ma ricorda di usare un software professionale di email marketing che ti permette con semplicità
di effettuare invii targetizzati.

martedì 6 marzo 2007

Il giornalismo: le parole non sono neutre. Prof. Pira

Esiste un linguaggio per gli uomini e uno per le donne, ha senso parlare di genere quando la parola si trasforma in scrittura, in suono o immagine?

Le parole non sono neutre. Questa affermazione assume quasi valore assiomatico nella comunicazione. Basti pensare a quanto affermava Arthur Krock (Corrispondente dell’Associated Press) nel lontano 1963, quando sentenziò:

...se ci riesce la colpa è della stampa. Kennedy, manipola le notizie in modo impudente, cinico e scaltro”.

Dunque la riflessione deve partire prima di tutto dalla parola e come affermava Piero Ottone, maestro del giornalismo italiano nel suo “Storia del giornalismo italiano”:

La parola, il linguaggio, la comunicazione servono anzitutto a manifestare bisogni, ad avanzare richieste, a imporre comportamenti; tendenzialmente, a dare ordini, affinché prevalga la nostra volontà...Ma la parola serve anche a raccontare; a raccontare qualche cosa per il gusto di farlo, senza chiedere nulla in cambio...Raccontiamo perché col racconto entriamo in contatto con altre persone, stabiliamo un rapporto, sfuggiamo alla solitudine, non siamo più soli: anche per questo ogni essere umano sente il bisogno di comunicare.


Allora, una prima distinzione possibile è tra parola parlata e parola scritta. Il linguaggio giornalistico è sempre di più una contaminazione di questi due aspetti, e va addirittura oltre. I sensi del pubblico sono più coinvolti, vista, udito, tatto e addirittura olfatto. I media le tecnologie ad essi associate amplificano l’aspetto emozionale a discapito di quello razionale.

Il linguaggio strumento essenziale per l’intelletto umano, è ciò che gli consente di alfabetizzarsi di ampliare le proprie conoscenze, di staccarsi dal coinvolgimento emotivo e di acquisire maggiore coscienza.
Così la parola parlata, si trasforma in un discorso nel quale intonazione, lessico, sintassi e mimica accompagnano le idee che attraverso le parole trovano una rappresentazione. Da questo insieme colei/colui che ascolta in modo rapido e in parte implicito riceve un messaggio che viene quindi elaborato e che da origine ad una reazione, forma un’opinione.

La parola scritta lascia il tempo della sedimentazione, scorre solo attraverso l’unione di lessico e sintassi, essa risuona nella mente di ognuno con una intonazione ogni volta diversa.
Ma in entrambe i casi l’aspetto fondamentale che si associa al modo con cui si da forma alla parola è la percezione, il modo in cui essa è recepita, assorbita dal pubblico e da luogo al processi di formazione dell’opinione.

mercoledì 21 febbraio 2007

Inserto sole 24 Ore

Ciao
in edicola da oggi c'è un inserto "Master 24" molto interessante sulla gestione e strategia d'impresa. Il primo inserto di oggi mercoledì è su: L'ARTE DI COMUNICARE E PUBLIC SPEAKING.
Il cofanetto contiene:
  • 1 cd
  • 1 dvd
  • 1 libro di 140 pagine.

Prendetelo è interessante. (viral marketing)

martedì 6 febbraio 2007

FARE WEB MARKETING

Se fare marketing vuol dire, come accennato in precedenza, intuire le modalità giuste per soddisfare le necessità e le aspettative dei clienti proponendosi sul mercato come organizzazioni di qualità, fare questa attività utilizzando internet include anche rispettare regole e caratteristiche peculiari di questo medium che attualmente viene utilizzato da centinaia di milioni di persone .

PECULIARITÀ DEL WEB
Il web è uno dei media di maggiore impatto per la comunicazione uno a uno e su larga scala. Purtroppo però molte aziende trattano ancora il proprio sito web come una vetrina multimediale arricchita di fronzoli e non lo sfruttano per implementare esperienze di vendita personalizzate ed uniche. Non sono infatti le strabilianti animazioni o lo streaming video (interminabili per utenti con connessione ancora a 56k) che attirano gli utenti sulla rete bensì la quantità e validità (non sempre garantita) delle informazioni .

La rete deve essere utilizzata sfruttando a 360 gradi tutte le sue caratteristiche :
Sincronicità temporale:con essa si supera il modello monodirezionale della comunicazione con la possibilità da parte dell’azienda di offrire servizi in real-time al consumatore. Questa modalità muta anche i comportamenti del cliente nonché strategie e ruoli del marketing.
La comunicazione web è istantanea poiché presenta un carattere non lineare (cioè organizzate secondo uno schema inizio, svolgimento, fine) ma flessibile e reticolare. Le informazioni possono essere organizzate e riorganizzate in infinite modalità e questo fattore è cruciale per il marketing che lo utilizza per potenziare la fidelizzazione del cliente soprattutto nello shopping on-line.
La possibilità di inviare dati da un capo a l’altro del mondo in pochi secondi realizza una comunicazione reticolare sfruttando l’esperienza di navigazione basilare del web: l’ipertestualità.

L’immediatezza della comunicazione offre opportunità preziose come quella per le compagnie aeree di informare i clienti sui posti ancora disponibili, offerte last-minute o per un’azienda di trasporti come FedEx di monitorare minuto per minuto le spedizioni con localizzazione del pacco. Questo servizio è offerto da qualche tempo anche da Poste Italiane anche se in maniera meno capillare. Per il web marketing studiare in tempo reale i comportamenti degli utenti vuol dire comunicare all’istante promozioni, modificare i contenuti del sito, cambiare banner pubblicitario, cosa che nei canali tradizionali come stampa e tv richiederebbero settimane se non mesi. Non tutti i siti però dimostrano di avere un forte tasso di interconnessione col web. Una ricerca condotta da IBM (2001) tramite l’Almaden Research Center ha analizzato 200 milioni di pagine web (vedi tabella 2.1) e 500 miliardi di links da e verso ogni pagina.

Questi i risultati:
All’inizio i web marketer considerarono i link esterni come dannosi, cioè vie di fuga rispetto al sito ospitante, attuando soluzioni tecniche per intrappolare il navigatore come impedire l’uso del pulsante back del browser o non visualizzare l’url del sito. Attualmente invece i link esterni vengono accettati ma verso siti che aderiscono ai programmi di affiliazione da cui si ricavano proventi in base a diversi criteri. L’importante è considerare la qualità dei link piuttosto che la quantità o la pertinenza contenutistica degli stessi rispetto al sito d’arrivo. Per fare un esempio: un sito per webmaster sarà più idoneo nell’ospitare link a service provider o aziende che si occupano di posizionamenti su motori piuttosto che l’ultimo prodotto di un’azienda cosmetica.
Riduzione delle barriere di comunicazione: i costi per stabilire una presenza in rete sono molto ridotti rispetto a quelli dei media tradizionali. Questo permette anche ad aziende di piccola-media grandezza di potersi ritagliare un proprio spazio di visibilità a livello globale. Ovviamente le cifre per un sito progettato e realizzato a costo zero da un singolo individuo che abbia competenze tecniche ammonteranno almeno in America a 50 dollari al mese pari al costo dell’hosting, quelle invece per un sito di commercio elettronico implementato da una agenzia specializzata intorno a uno milione di dollari l’anno, senza contare le retribuzioni di staff, pubblicità tv e spese di avviamento e gestione.

Interattività: un sito web è vivo quando è in costante aggiornamento e riesce a creare relazione con i propri navigatori. Per il marketing il requisito primario di un sito è proprio l’interazione diretta con i clienti, comunicare ‘con loro’ attraverso i tanti strumenti della rete come chat, forum, e-mail e non ‘a loro’ come molto spesso si vede in quei siti che si presentano come trasposizione di brochure on-line, elencando listini, prodotti e punti vendita. Siti come amazon.com e ebay.com hanno implementato un tipo di marketing partecipativo: lasciando infatti che il visitatore guidi l’interazione, o almeno in buona parte e progettando le transazioni intorno all’abilità del navigatore di rispondere alle offerte, hanno moltiplicato di anno in anno la fidelizzazione e soddisfazione dei clienti. I fattori sfruttati sono stati:
la propensione dei navigatori alla discussione (prima dell’arrivo del web un punto di forza della rete erano i gruppi di discussione) ospitando sul sito recensioni dei libri scritte dai lettori che li avevano acquistati, offrendo al visitatore la possibilità di visionare le recensioni stesse e valutare se sono state utili ai fini dell’acquisto, amazon ha umanizzato il proprio catalogo e venduto anche titoli meno appariscenti. Molti siti nei casi in cui le opinioni risultano negative danno diritto di replica ad autori ed editori.
il coinvolgimento del navigatore poiché la gente desidera avere il controllo della situazione e vuole avere la certezza che le proprie opinioni vengano ascoltate.
Personalizzazione: quasi ogni categoria di e-commerce garantisce al proprio cliente un’esperienza d’acquisto molto personalizzata e non è un caso . Il massimo della perfezione è farlo in maniera esclusiva e individualizzata per ogni utente che entra nel sito. E’ proprio questa modalità di azione che riesce a costruire il contatto diretto tra brand e navigatore. Molti siti infatti sono progettati in questo modo e vengono definiti ‘user-centered’ o ‘customer-centered’: le esperienze d’acquisto vengono calibrate in base a semplici informazioni come tipo di browser, sistema operativo, ora e giorno di connessione. Dal browser si riesce a risalire al dominio dell’utente e all’indirizzo IP che delinea il contesto geografico di provenienza del navigatore grazie al quale poi il web marketer è in grado di stilare dei profili tecnografici e personalizzare l’interazione. Altre architetture sono in grado di registrare il modo in cui l’utente si muove nelle pagine e ad adattare man mano le informazioni da porre in risalto: se ad esempio il visitatore si sofferma su informazioni scientifiche le successive che saranno evidenziate avranno la stessa natura. Le tecnologie adottate per queste visualizzazioni possono essere :
i cookie semplici file di testo che un web server invia al browser del client richiedente informazioni. Se quest’ultimo è abilitato ad accettarli, li salva e rinvia al web server ogni volta che ci sarà un contatto successivo. Gli obiettivi oltre alla personalizzazione dei contenuti sono l’ottimizzazione di campagne banner (ossia non propinargli sempre gli stessi), riconoscimento degli utenti ed altro
il collaborative filtering software che chiedono all’utente di rispondere ad alcune domande sulle sue preferenze in base a film, musica, libri o altro. Man mano che l’elenco delle risposte cresce il sistema elabora strategie ad hoc al fine di suggerire prodotti simili ad utenti che dimostrano le stesse preferenze di quelli ‘campione’.
Il sito CNET per esempio nella sezione Browser Topic Center, specializzata nelle news sui browser (vedi figura 2.1), adatta la visualizzazione della pagina a seconda che l’utente navighi con un Pc o un Mac. I dati tecnografici saranno poco utili nel caso di siti non a carattere tecnologico ma l’utilità cambia se un sito vende software per web designer o professionisti dell’editoria: in questo caso gli stessi dati saranno utili per delineare meglio il target e personalizzare gli inviti all’acquisto. Nel panorama attuale in cui l’accesso a Internet non è più legato ad un computer desktop o portatile ma allargato a palmari e telefoni cellulari, è sempre più importante conoscere la piattaforma d’accesso del visitatore in modo da superare le specifiche limitazioni di ogni terminale e adattare automaticamente il sito alla piattaforma di destinazione.
Un livello ancora più profondo di personalizzazione prevede che l’utente disegni da solo il modulo d’ordine in modo che si adatti perfettamente alla modulistica esistente. Questi siti sono detti ‘user-driven’ guidati dall’utente.

Il sito TV Guide che offre una gamma di informazioni su film, notizie e link diversi permette all’utente di visualizzare i programmi della zona di residenza semplicemente inserendo il codice di avviamento postale e ancora in base a generi, quotidianamente o settimanalmente. Anche i siti italiani di poste.it o quello di telefonia mobile Vodafone, prevedono la possibilità di costruirsi uno, la propria home page, (vedi figura 2.2) l’altro, di accedere ad una sezione privata con tutti i dati e le possibili offerte profilate per l’utente logato.

Molte software house hanno implementato applicativi sofisticati a fini di personalizzazione basati anche sull’intelligenza artificiale come le reti neurali .
I progettisti sostengono che il software sia in grado di “capire” il significato del testo in base al contesto d’appartenenza. Il termine ‘cellulite’ ad esempio può essere presente sia in un sito di carattere medico che si occupa di chirurgia estetica sia in uno di e-commerce che vende prodotti cosmetici. Se l’utente navigando preferisce quello di carattere medico il software è in grado di comprenderlo e proporgli link e pubblicità pertinenti.
La personalizzazione on-line implica un tema molto delicato in questi ultimi tempi: il problema della privacy e sicurezza dei dati.
I navigatori sono ipersensibili a questa problematica forse per l’allarmismo creato dai mass-media forse perché si vedono inondate di spam le caselle di posta elettronica e non. L’autorizzazione al trattamento dei dati è ormai una area consueta in rete che si presenta in corrispondenza della compilazione di form di registrazione. La materia è attualmente regolamentata dal Dec. Lgs.196/2003.

E’ purtroppo uso comune da parte dei navigatori non soffermarsi a leggere le modalità di trattamento dei dati che molto spesso riservano particolari postille. In rete sono nati interi siti dedicati a questa problematica e un’organizzazione TRUSTe (vedi figura 2.3) che si occupa di rilevare e classificare la correttezza dei siti sul piano della privacy. Sottoporre un sito di e-commerce ad una sua valutazione potrebbe fornire una sorta di certificazione di sicurezza da offrire come valore aggiunto ai propri clienti .

E’ opportuno valutare bene l’approccio giusto per guadagnarsi la fiducia dei clienti ed attuare così un corretto permission-marketing (vedi fig. 2.9). Esistono due modalità : quella
Opt-in in cui si invita a registrarsi al sito come membri o clienti lasciando la possibilità di fornire o meno i propri dati personali. In genere se stimolati adeguatamente il 25% degli utenti in cambio di un benefit come ad esempio buoni sconto e la possibilità di decidere quando sospendere l’interazione decide di lasciare i propri dati. C’è poi quella
Opt-out in cui nelle pagine di registrazione si pone la domanda: ‘Vuoi ricevere informazioni commerciali riguardo…’ ed è barrata di default tra le due caselle presenti SI-NO l’opzione SI; di conseguenza se l’utente non vuole ricevere informazioni deve spuntare volontariamente il NO oppure se lasciate in bianco molto spesso i sistemi più subdoli convertono tutto in automatico per il SI. La scelta più onesta per i web marketer sarebbe quella dell’opt-in che in genere paga anche in termini di acquisto futuro poiché chi lascia volontariamente i propri dati è più propenso a fidarsi del brand e a comprare successivamente.
Misurabilità: i computer sono nati come calcolatori e anche se questo appellativo è oggi quasi in disuso la possibilità di avere considerevoli quantitativi di dati riguardanti la misurazione delle interazioni in varie forme e per diversi scopi resta per il web marketing un fattore determinante;tutto ciò a prescindere se questi saranno poi presentati agli utenti oppure rivenduti a terzi.
I web marketer non possono sottrarsi dal misurare i risultati di una campagna di advertising sia che si tratti di un pre-test prima del lancio effettivo, sia che faccia un’analisi a ritroso di obiettivi raggiunti o non.
Le modalità di verifica si attuano attraverso i clickthrough o i conversion rate. I primi indicano il buon fine di un’operazione compiuta dall’utente (cioè che la pagina di destinazione venga correttamente visualizzata), quando questo segue un link all’interno di un banner o bottone; i secondi invece si riferiscono alla percentuale di visitatori che si tramuta in cliente del sito stesso.
Vi sono anche software dedicati, alcuni in commercio altri già presenti nei server aziendali in grado di rilevare quanti e quali click si sono poi trasformati in vendite effettive. La misurazione dei dati on-line non è ancora una scienza esatta vista la decentralizzazione di Internet e il percorso dei dati non sempre tracciabile ; per esempio nella trasmissione di un banner da un server ad un browser gli elementi frapponibili potrebbero essere mirror locali dei siti, proxy server, firewall aziendali, file di cache, routers, senza dimenticare che l’utente può cliccare sul pulsante termina prima che lo stesso sia caricato.
Non tutto quindi può essere registrato nei file di log dei server anche perché i criteri di misurazione sono i più disparati:
Hit: unità di base che indica la singola informazione (cioè tutti i file che compongono una pagina html: immagini, file html, animazioni) registrata dai file di log di un server web quando vi è una richiesta da parte di un utente collegato al sito in questione. Non vi è relazione precisa tra numero di visite e numero di hit:
Click: numero di click fatto sul link di riferimento
Unique visite: visita unica
Page view:il numero di pagine realmente viste
Page request: per richiesta della pagina
Impression: numero di volte che un certo banner compare su una pagina
Session: per numero di sessioni avviate dall’utente e lo stesso banner presente su più siti diventa difficile da comparare nei risultati a meno che si stabilisca a priori la modalità da utilizzare.


Luigia Gianfelice

sabato 3 febbraio 2007

Bimbi scatenati

Un video su bimbi scatenati

mercoledì 31 gennaio 2007

Nuova veste grafica

Ciao ragazzi!
Che ne dite del verde scelto per il nuovo layout grafico?
Commenti a sabato.

Ciao

sabato 20 gennaio 2007

masterini

vi amo tutti molto!

I Masterini

Ma quanto siamo fighi!


bella gente